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Ciottoli è una raccolta che racchiude poesie scritte in un arco temporale piuttosto lungo. Come amo raccontare in pubblico, si tratta di una sorta di autobiografia in versi: istantanee di eventi che hanno caratterizzato la mia esistenza… flash su alcuni stati d'animo con i quali mi sono trovato a convivere… immagini di persone che per poco o per molto tempo hanno fatto parte o fanno parte del mio percorso di vita.

La raccolta contiene dunque ventiquattro poesie - di cui una in vernacolo - che ho scelto di proporvi in un percorso in parte cronologico, in parte tematico. La più risalente, "Visione", è stata scritta a soli quindici anni, nel 1990, mentre la più recente, "Vorrei", nel 2003.

Nasce invece nel 1993 "Ciottoli", la poesia che apre la raccolta e che le da il titolo. E'una poesia per me molto significativa, oltre che per il momento in cui l'ho scritta, anche per il modo in cui è nata… Era giugno, mi trovavo nelle acque cristalline del Tirreno, e dopo una nuotata mi fermai a cento metri dalla riva e mi misi a fare il "morto", disteso sul dorso; mi rilassai al punto tale da cadere in uno stato quasi ipnotico. Poi, avendo le orecchie semi-immerse nel mare, cominciai a sentire i rumori dei ciottoli provenire dal fondale marino, e mi ridestai improvvisamente, pensando che anche noi uomini non siamo poi molto diversi dai ciottoli del mare. Continuai a farmi cullare dalle onde per un'ora, e elaborai i versi mentalmente, proprio dove mi trovavo, a cento metri dalla riva del mare. Arrivato a casa non feci altro che riportarli su carta, esattamente come li avevo pensati…

Ma la pubblicazione di questa raccolta, a differenza delle poesie in essa contenuta, non è qualcosa di estemporaneo: fin da bambino sognavo di pubblicare un libro di poesie. Terminati gli studi ho tirato fuori dal cassetto i miei scritti, e ho messo assieme quelli che per me erano più significativi.

Non mi riesce semplice riempire di contenuti questa sezione del mio sito… Alcuni fra voi infatti potrebbero già aver letto il libro e desiderare sapere di più di questa o quella poesia, confrontarsi con me per vedere se hanno colto appieno il messaggio che volevo trasmettere. Altri ancora invece potrebbero preferire rimanere in quei luoghi incantati ed irreali che forse solo la poesia può creare… in quell'infinito che le parole talvolta riescono a tratteggiare senza rivelare completamente. Molti di voi, infine, potrebbero non aver letto il libro ed essere indecisi se farlo.

A tutti voi voglio semplicemente dire che il mio unico desiderio è quello di riuscire a trasmettervi le mie emozioni. Come ho infatti scritto nell'introduzione, le mie poesie parlano d'amore e rabbia, di illusioni e disillusioni, di assenze e presenze, di luce e buio: emozioni e concetti che in fondo appartengono a noi tutti, in quanto uomini. Tutti siamo animati da una scintilla che ci rende unici e straordinari, ma al contempo uguali; e ciò al di là della capacità di pensiero ed elaborazione, dalla cultura, dalla religione, dagli usi e costumi. Il linguaggio emozionale è facilmente percepibile, è universale, non ha barriere.

Proprio per questo motivo ho sempre cercato di scrivere e descrivere le mie sensazioni nella maniera più diretta possibile, mantenendo però quell'alone di mistero che la poesia deve avere: nel mio modo di vedere, infatti, il lettore non è un semplice "fruitore", ma diviene esso stesso soggetto attivo che con la sua sensibilità riesce a percepire l'emozione provata dallo scrittore, entrando in empatia con lui, pur senza averlo mai visto o conosciuto. Questo è un piacere che solo tale genere letterario ritengo sappia regalare. Per questo motivo, quando vengo invitato a presentare raccolte di altri giovani poeti, mai visti o conosciuti prima, al momento in cui mi viene consegnata la copia del libro, sono solito non leggere mai la quarta di copertina, dove spesso si trovano le informazioni sull'autore: e ciò per gustare al massimo il piacere della scoperta di cui vi dicevo prima. Ma la sensazione più bella la provo quando, il giorno della presentazione, mezz'ora prima dell'inizio, conoscendo l'autore mi sembra di stringere la mano ad un vecchio amico!

Ecco, mi piacerebbe che dopo aver letto la mia raccolta, anche voi possiate immaginare me come un vecchio amico che si è confidato con voi sperando in un vostro abbraccio fraterno e universale. Chissà che un giorno non accada realmente…



HANNO DETTO DI CIOTTOLI...

L'altro giornale (05/06/2004)     Gazzetta del Sud (22/06/2005)

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